Sintesi delle lezioni

20 SETTEMBRE 2013
Elettra Lorini, Filosofia e Genere

Domanda preliminare (che in realtà è già entrare nel tema)

“Di cosa parlare per affrontare il tema filosofia e genere? Tanto più se è il primo incontro di un percorso rivolto ad insegnanti della scuola secondaria per contribuire a riconsiderare il “sapere” tradizionale a partire da una dimensione di genere; formare delle professoresse e dei professori che non siano “neutri” ma consapevoli di come la trasmissione del sapere possa essere un potente strumento di trasformazione culturale, ma anche un elemento di radicamento di stereotipi e pregiudizi…”

Si può scegliere di parlare

  • di come nella storia della filosofia è stato affrontato il tema dei generi e dei rapporti tra loro, più precisamente di come, nella storia del pensiero occidentale, si sia determinata una connotazione dell’identità femminile svalorizzante (Aristotele, Sant’Ambrogio, San Tommaso…fino a Rousseau, Schopenauer ed oltre)
  • della valorizzazione del pensiero di donne che incontriamo nella storia della filosofia o per l’influenza che seppero esercitare nella relazione e sul pensiero di filosofi uomini (la madre levatrice di Socrate, Diotima, Monica- la madre di Sant’Agostino- Eloisa, amata da Abelardo) o per la loro autonoma capacità di pensiero (Ipazia, Plotina, Santa Caterina, Santa Teresa, Elisabetta del Palatinato…  fino ad arrivare ai recenti importanti contributi di donne a noi vicine nel tempo o contemporanee (da Simone Weil a Maria Zambrano ad Hanna Arendt ad Agnes Heller a Martha Nussbaum…)
  • dei grandi miti, attraverso i quali ha preso forma un universo simbolico che ha segnato il modo di pensare e che è stato ed è oggetto di revisione continua (Antigone o dell’etica della cura, della contrapposizione leggi/costumi pubblico/privato, Amore e Psiche o dell’incontro femminile/maschile in relazione ad altri miti di sopraffazione e violenza, gli archetipi femminili nelle divinità olimpiche…)
  • del cosiddetto “pensiero della differenza” che nel secolo scorso ha contribuito ad affermare la rilevanza teorica della riflessione sull’identità sessuata, ma che già dai secoli precedenti con Olympe de Gouges, “ghigliottinata perchè aveva osato troppo” , Mary Wollstonecraft , Harriet Taylor aveva posto con forza i temi della cittadinanza delle donne. I nomi a cui fare riferimento sono numerosi, anche sulla scena italiana, non si possono però ignorare i contributi di Simone de Beauvoir, Luce Irigaray, Carol Gilligan…
  • di come alcune “parole chiave” nel dibattito filosofico si connotano in maniera specifica se assumono l’attenzione alla dimensione di genere
  • dei contributi delle cosiddette “scienze umane” (antropologia culturale, sociologia, psicologia) alla definizione di un orizzonte ampio nel quale inserire la riflessione che ci interessa
  • di come porsi di fronte alle grandi domande esistenziali dei giovani e degli adolescenti offrendo loro delle piste di studio, di ricerca, di approfondimento…di crescita

 

Se filosofia è infatti “amor di sapienza” apre di fronte a noi l’immenso campo delle domande e delle riflessioni sul senso del mondo, dell’esistenza umana, delle relazioni tra viventi e tra generazioni, dei limiti del conoscere e dell’agire…

È in corso a Modena, Carpi e Sassuolo il festival della filosofia, che quest’anno ha per tema “L’amore”. Sfoglio il programma e leggo articoli ognuno dei quali potrebbe essere importante per la nostra comune ricerca. Mi colpisce una frase di Alessandro D’Avenia “Bisogna distinguere tra emozioni e sentimenti. I ragazzi di oggi vivono di emozioni, di ciò che sollecita l’epidermide e fa schizzare l’adrenalina a mille. È la cultura di Internet, che si ferma alle sensazioni e alle immagini. Non si cercano le parole per dire ciò che si prova, tanto ci sono le faccine degli emoticon per questo”

Ecco, io credo che un modo per discorrere insieme (e il dia-logo è logo/pensiero /parola che scorre) di genere e filosofia possa partire dalla scelta di parole cariche di significato, attraverso le quali possiamo contribuire ad arricchire la capacità di docenti e giovani di trovare Le parole per dirlo

Partirei proprio da qui il Logos contrapposto all’Eros, la Mente – lucida, cristallina, razionale- contrapposta al Corpo – opaco, greve, passionale….ma è proprio così? Cosa ci dicono oggi le neuroscienze e autorevoli pensatori/pensatrici?

E che dire del pensiero che genera un concetto e dell’utero femminile che accoglie il concepimento di una vita che nasce?  Modalità diverse di concepire da parte di un uomo o di una donna?

E poi il costruirsi delle identità e l’affermarsi delle differenze dove il segno di genere, una volta connotato in senso discriminatorio assume, col pensiero della differenza nel corso dello scorso secolo, una valenza di autonoma, positiva affermazione distintiva.

E dal tema dell’identità a quello della libertà, strettamente connesso ad altri: la responsabilità, le relazioni, il limite, le interdipendenze, il privato ed il pubblico, l’affermazione dei diritti e lo sviluppo delle capacità…ma anche la capacità di riconoscere il proprio desiderio, la consapevolezza di sé, l’affermazione del proprio potere (e quale potere, espressione di quale potenza?), senza cadere in relazioni di dominio…e il grande tema del corpo (il corpo delle donne!) nel quale tornano a ricongiungersi speculazione e carnalità, espressione di una straordinaria potenza generativa e campo di battaglia

 


27 SETTEMBRE 2013
Valentina Filippi, Identità e differenze di genere

Argomenti trattati:

  • Cenni di Neuropsicologia e differenze di genere
  • Identità di genere e differenze di genere
  • Genere e Famiglia
  • Genere, scuola ed educazione

 

Stefano Ciccone, La costruzione sociale dei generi

Non solo il genere femminile è costruito, ma anche quello maschile. Vengono analizzati i vari stereotipi legati alla figura maschile e le modalità con cui tali stereotipi vengono veicolati (pubblicità, discorso politico …).

Data l’importanza di combattere la violenza contro le donne, ci si sofferma ad analizzare la figura degli autori della violenza.

Infine, viene lanciata la sfida di tramutare quella che è stata definita una “crisi” della mascolinità in un momento di liberazione dalla norma.

 


4 OTTOBRE 2013
Lucinda Spera, Donne e letteratura

L’incontro prevede una parte iniziale in cui la docente introdurrà i temi centrali dell’incontro:

  1. inizialmente, si parlerà brevemente della necessità di proporre il tema del valore di genere nella scuola italiana in un’ottica complessiva e trasversale alle diverse discipline, con riferimenti al Protocollo d’intesa stipulato tra il MIUR e il Ministero delle PO (15 giugno 2011), teso a introdurre nelle scuole italiane una nuova disciplina sul tema del rispetto e della valorizzazione delle differenze, una novità purtroppo ancora disattesa. Si farà riferimento anche ad alcuni progetti-guida;
  2. si entrerà poi nel vivo dell’incontro, affrontando la necessità di superare la fittizia neutralità della trasmissione del sapere che avviene nei contesti scolastici. Si farà riferimento alla questione della costituzione e trasmissione nei secoli del canone letterario e di quanto, recentemente, gli studi di genere abbiano promosso una diversa visione della scrittura delle donne (negli ultimi quaranta anni gli studi delle donne – women’s studies – si sono infatti imposti in ambito internazionale investendo tutti i campi del sapere con nuove prospettive teoriche che faticano invece ad affermarsi in Italia). Si farà particolare riferimento al contributo di Marina Zancan (Il doppio itinerario della scrittura. Le donne nella tradizione letteraria italiana, Torino, Einaudi, 1998) che si è interrogata sulle forme espressive della soggettività femminile e sulla necessità di interpretare i testi interrogando gli immaginari poetici che li hanno generati.

Nella seconda parte dell’incontro, tesa al confronto e allo scambio di esperienze, si aprirà un dibattito teso ad analizzare le diverse esperienze (scolastiche e universitarie) dei presenti in merito ai temi proposti. Si proporrà ai docenti presenti di riflettere sui principali manuali scolastici in uso, per riflettere sui motivi di assenze e presenze, di inclusioni ed esclusioni, al fine di delineare nuove proposte didattiche.

 

Marianna Semeraro, Donne e sport

Attraverso un  focus Group, vengono proposti 10 minuti di ginnastica perché le donne vivano concretamente il fare ginnastica ideata e condotta da  un’altra donna. Dopo una breve carrellata storica  della donna nello sport, ci si sofferma sulla carta  europea dei diritti delle donne nello sport approvata nel 1985 e recentemente aggiornata.

 


11 OTTOBRE 2013
Christel Radica, Il genere e la storia

Una prima parte dell’incontro è incentrata sulla didattica della storia: definizioni di storia e costruzione della narrazione storica.

Una seconda parte si sofferma sugli women’s studies, i men’s studies e la storia di genere. Attraverso l’esempio di alcune tematiche, si dimostra come è possibile insegnare storia tenendo conto di entrambi i generi.

Infine, si mostra come una prospettiva di genere possa scardinare le periodizzazioni storiche convenzionali e arricchire la world history.

 

Tiziana Bruttini, Il genere e la storia.

Attraverso l’analisi di una tematica precisa, ovvero il lavoro, si mostra come una prospettiva di genere possa far emergere aspetti occultati dal racconto storico convenzionale. Diversi sono gli esempi locali.

 


18 OTTOBRE 2013
Rita Petti, Donne e arte

Una prima parte dell’incontro è incentrata sull’analisi della rappresentazione della figura femminile nella storia dell’arte.

Nella seconda parte vengono presentate varie artiste.

Ci si avvale in entrambi i momenti di numerose immagini commentate.

 

Carla Fronteddu, Genere e media.

All’interno del contenitore Genere e Media si possono individuare almeno due temi

significativi: la rappresentazione del genere femminile offerta da televisione, pubblicità, carta

stampata ed internet ed il ruolo delle donne nel sistema della produzione mediatica, in particolare in posizione di leadership. Questo incontro prende in considerazione il primo dei due temi, descrivendo il fenomeno nel contesto italiano ed introducendo gli elementi di criticità.

Quando si parla di rappresentazione del soggetto femminile nei media, il primo pensiero vola alle immagini di corpi resi conformi al desiderio maschile ed al mercato. Quest’“estetica” è, ormai da molti anni, un’anomalia tipicamente italiana: “la velina che sgambetta ripresa dal basso, con inquadratura ginecologica” scrive la giornalista Caterina Soffici “fa parte ormai del nostro DNA culturale”. Non fa parte, tuttavia, del DNA di molte voci della stessa società civile italiana (movimenti femministi e non solo) e non fa parte del DNA dei numerosi osservatori esterni. Le Nazioni Unite, già nel 2005, attraverso il CEDAW (Commitee on the Elimintation of

Discrimination against women) avevano verificato che le donne italiane sono considerate alla

stregua di oggetti sessuali, non sono inserite nella vita politica e sono spesso vittime di un apartheid sul lavoro. In quell’occasione il Comitato aveva espresso forti preoccupazioni, tra le altre cose, “per la rappresentazione delle donne che viene data […] da parte dei mass media e della pubblicità”, denunciando gli scarsi sforzi intrapresi dal Paese e inviando una lunga lista di raccomandazioni al Governo.

A distanza di 8 anni da queste prime denunce, la televisione italiana continua a veicolare un’immagine della donna stretta tra l’alternativa del corpo erotizzato e pronto al consumo e quella della madre di famiglia, la pubblicità si offre come amplificatore di questi stereotipi e molti esponenti politici li confermano utilizzando spesso un linguaggio sessista, sia in dichiarazioni pubbliche che durante eventi istituzionali.

 


25 OTTOBRE 2013
Annalisa Marinelli, La città della cura

Come in ogni studio di genere, il presupposto dal quale si parte è che anche l’urbanistica, il discorso che essa porta avanti dai presupposti alle sue ricadute, non sia mai neutra rispetto ai generi. Partiamo da alcune suggestioni simboliche che mettono in evidenza una sorellanza tra la città e le donne per poi passare a un’analisi più concreta di come donne e uomini abitino lo spazio urbano. Ci accorgeremo che diverso è il modo di muoversi, di utilizzare tempi e spazi, di innescare relazioni tra persone funzioni e luoghi. La mia tesi è che la differenza la faccia il maggiore carico di lavoro di cura che grava ancora sulle spalle delle donne. Lo svolgimento del lavoro di cura offre uno sguardo privilegiato sulla città, rende consapevoli dei nodi progettuali e organizzativi sui quali si potrebbe lavorare per migliorare la qualità della vita urbana.

Accende la luce su un aspetto rimosso dal modello patriarcale anche nella costruzione degli spazi urbani: la vulnerabilità dei corpi; aspetto che ci caratterizza in quanto esseri viventi e accomuna uomini e donne di ogni età e stato sociale o di salute.

Altro aspetto che voglio mettere in evidenza di questo mio contributo è la consapevolezza che nel lavoro di cura si celi un mondo di competenze di altissimo profilo, una vera e propria forma di governo (si dice infatti anche “ri-governo”) che ha competenze particolari sulle dinamiche complesse e sulle relazioni. Una forma di governo però da sempre estromessa dalla dimensione politica. Vedremo prima in cosa consiste questa forma di governo attraverso la definizione

stessa del complesso concetto di “cura”. Guarderemo all’ “intelligenza domestica” come modello più proprio di cura e ci soffermeremo sull’analisi dei motivi che hanno portato al suo esilio dal logos, dall’economia e dalla politica e dunque anche dallo spazio della polis, per essere

confinata nelle dimensioni dell’intimo, del privato.

Analizzeremo nel dettaglio:

_ le finalità della cura e i suoi contesti di applicazione;

_ gli strumenti con i quali opera;

_ le modalità di apprendimento.

Infine formuleremo alcune ipotesi di applicazione della chiave di lettura della cura al

governo del territorio urbano con alcuni esempi concreti accompagnati da qualche

immagine.

 

Claudia Frollà, L’economia della cura

Analisi e commento dell’indagine Women and unpaid family care work in the EU, con particolare attenzione all’Italia.

Modalità di valorizzazione del lavoro di cura.

 

 

← Torna indietro